Appunti della Masterclass di Artur Aristakisyan al cinema 30.IX / 2.X.2016 Detour, Roma

 

Chiede quale sia la cosa più difficile per noi.
Una monaca in un monastero distrutto, è cieca, con gli occhi aperti e nelle mani ha un rosario. Quando con gli occhi cerchi di elencare, sfilare le inquadrature sullo schermo come se sfilassi un rosario, come se pulissi un tavolo dalle impurità. Così come le dita sul rosario, così le inquadrature si susseguono. Le dita consumate e il rosario consumato.
«Tierra sin pan».
Con gli occhi faccio lo stesso.
Cosa devo fare per vedere la macchina da presa? Lo stesso processo tecnologico. Così anche per vedere i film degli altri.
In trasmissione diretta non c’è un vero apprendimento. È esperienza reale, la filosofia dell’arte non serve. Esperienza reale.
Ci sono due possibilità: o il contagio, oppure prendere il morbo. Un transfer.
Cinema…costruito su un cimitero. Sullo schermo ci sono fantasmi.
Film di Visconti, «L’innocente».
Un sudore freddo (storia dell’omosessuale che ha incontrato al cinema e diceva di sentire un sudore freddo per lui, non per il film), più forte del cinema. Visconti lo aveva capito.
Decostruzione, non costruzione. Domande richiedono risposte positive, ma queste non vi servono. Vi tradirei se rispondessi.
L’esperienza è della donna ed esiste nella vita di ogni persona.
Noi non ricordiamo i nostri sogni per tutelarci.

DOMANDA L’esperienza è una metafora per quello che verrà girato?

L’esperienza non è mai diretta. Ricorda il racconto (dopo la proiezione «Ladoni») di una donna di 87 anni sopravvissuta ad un pogrom che si è seduta nuda sulle gambe di Artur, ricordava suo marito di nome Oscar, pilota morto durante la prima guerra mondiale (aveva scambiato Artur per suo marito)… «Sentivo il suo movimento, sentivo le sue ossa» Le sensazioni si sono conficcate, per un momento. Girando, questa sensazione si perde lungo la strada. Visconti rende vivo l’oggetto inanimato della telecamera. Era strabico e il suo strabismo si vede quando ha girato. Come nei movimenti della macchina da presa in «Ludwig», lo spostamento da un oggetto ad un altro è impercepibile.

Munch, non ci interessa la sua biografia, ma non poteva andare all’Accademia, non aveva i mezzi per andarci. La madre dice non ci sono mezzi, ma mette il figlio nel letto accanto al padre morto. Lui è diventato un pittore, un artista.
L’esperienza che alimenta l’arte è distruttiva.

È possibile vivere l’esperienza distruttiva nelle immagini, con associazioni di immagini, anche questo dà esperienza.

DOMANDA Come liberarsi dalla schiavitù del pensiero, della filosofia, del pensiero logico? Non c’è un modo, l’unico modo è essere contagiati.
DOMANDA Dolore…
No, non è dolore. È subire l’influenza che è distruttiva.

«Eclisse» cos’è successo nell’inquadratura di Antonioni? Il finale del film. Tramonto del sole, luci della città…prende corpo qualcosa. Ho capito quello che c’è, ma che noi non vediamo. Una scena simile è presente in tanti altri film.
Le cose invisibili possono essere abitate.

C’è quello che vediamo e c’è quello che non vediamo. C’è il vuoto. Quel vuoto si può riempire? Rendere un vuoto che rimanga vuoto. Mettendoci la montagna di cadaveri dei lager nazisti.

[collegamento con asino nell’inquadratura della discussione dopo «Ladoni»]

Da quell’asino, quel caprone al centro dell’inquadratura (che gli altri non vedono) avvertire la tensione da trasmettere agli altri che non la vedono.
C’è una ruvidità, una durezza dell’inquadratura …> per intendere il vuoto
Come i vecchi specchi, come se tutte le persone che vi si sono riflesse non se ne fossero mai andate. Vediamo quello che riusciamo a vedere.

 

DOMANDA Il vuoto è creato o succede? E se è creato in che fase (sceneggiatura, etc…)?

Le sceneggiature sono scritte in base a quello che si può vedere, quello che è visibile. Oppure posso cercare anche delle immagini per scrivere una sceneggiatura, o ancora leggere. Non è un discorso filosofico, non è neanche un discorso buddista. Si tratta di categorie fisiche e l’anima reagisce a questi elementi fisici.

Qual è la cosa più importante nella cinematografia? È lo spessore, la ruvidità dello specchio, quello strato invisibile dello specchio che è pieno. Dentro c’è tanto: è il segreto dei vecchi artigiani veneziani, il vetro pieno e ruvido. Nello specchio moderno c’è il vuoto.
Lo specchio popolato…la cosa strana è che questo accade ai grandissimi, ma anche a quelli che iniziano nel cinema. In luoghi abbandonati si possono trovare degli album fotografici e l’anima entra nella vista del bambino.

Ha visto un film in 16mm. Una coppia uscendo in campagna si trasforma in due ombre (ripresa controluce), poi l’inquadratura si sposta sulla neve e la coppia diventa le impronte nella neve. (in 2 minuti). La coppia entra in un cimitero tutto in legno e l’operatore è vicino e li segue quando entrano e si siedono. C’è una tomba e la fotografia. L’operatore si avvicina ma la fotografia non è distinguibile. L’anziano versa da bere alla donna e riempie il suo bicchiere, getta il vino sulla fotografia. Il vino rosso scorre sull’immagine del figlio. Questa terza dura 3 minuti.

La pellicola in 16mm si avvicina allo specchio antico. L’operatore non conosce il cinema, ma è alchimia, ma non è un mago, poiché le cose «accadono dove Dio vuole».
In quell’inquadratura non ci sono solo loro.

DOMANDA Il cinema digitale è come lo specchio vuoto?

Sì e no. È un’alchimia, bisogna provare. Dal rame si deve fare l’oro. In film amatoriale si riesce a fare tutto con diversi elementi: l’ora del giorno, la coppia, la fotografia. Per lui forse è successo per caso. Grandi registi la usano come tecnologia.
(Gianni di ?) Venanzo cameraman.

Il loro spazio vuoto è arrivato. Ciò che c’è di loro è la sostanza più delicata. Se l’inquadratura è stata riempita con questi corpi, ha deciso di capire come. Come sono riusciti a entrare nell’inquadratura? Spostare i cadaveri da un’inquadratura ad un’altra, non si può fare con la telecamera come se lo facessi con le mani. Ma se incontro persone del passato posso trasportarle nell’oggi. Si può fare. Facendo questa ricerca sono arrivato agli scavi di Pompei. Statua di Afrodite nera…calchi in gesso.

 

Quello che è successo a Pompei non è successo altrove. Non c’era la possibilità di fuggire, il vento ha soffiato in modo da non dare scampo. Morti soffocati da cenere e lapilli, il vuoto delle persone è stato riportato alla luce. In questo modo sono ritornati sulla terra, nel momento di paura per la loro scomparsa.

Poi Pompei è diventato museo e …macchina fotografica. Per la macchina fotografica è indifferente che i vivi siano vivi, che siano vivi o morti. Anche la macchina digitale reagisce a ciò che è vero. Le sensazioni che avevano quegli abitanti ce le hanno raccontate solo i grandi registi. Come se fossero ? in un acquario. Vogliono essere liberati. Vogliono la libertà. Un incontro che non c’è stato è come il vento che ha portato il gas a Pompei.

Il bacio non è un bacio, ma stanno respirando, per non soffocare. Come in quest’acquario sociale. Mi ami, non mi ami, tema secolare. O finire, morire, o vivere in pieno. Ogni donna, uomo su superficialità del mondo, ed è un calco di gesso che viene esposto. «Eclissi» è come parte del sollevare di Roma che è tornata in superficie.

DOMANDA I personaggi sono come involucri?

Personaggi di Antonioni nel film sono come si sentono i calchi, in particolare le donne. Loro vogliono amori. Vogliono baciare e la camera lo può vedere, girare. Ma donna di Roma contemporanea non lo sa.

Pomeriggio

Antiche statue italiane, anonime. Ma se accendiamo la vista creativa, la nostra immaginazione è libera. Entrare in contatto con gli dei, con le dee.

 


[ritrovamento Antinoo a Delfi 1893]

Statua che emerge da terra e lavoratori intorno. Foto del …dal punto di vista ideale, perfetto. Non c’è un solo problema umano nella foto. Persone comuni. Statua che per la prima volta compare al mondo. Statua di un dio e del popolo.
Come se l’inquadratura fosse fatta da Marte o da Saturno, dal punto di vista di un altro spazio. Non era solo il fotografo a guardare nel mirino. Fotografia composta da macchie come quelle della terra vista dallo spazio. Incontro di un momento critico. Si potrebbe scrivere una sceneggiatura. La statua non ha mani per poter lavorare. Lui in fondo non voleva essere scavato, ora lo violenteranno. Sono uomini, sono maschi, cosa possono fare con questo Dio? Vedi Arcangelo Gabriele che violenta Maria. Se fosse stata consapevole avrebbe detto «A che mi serve?». Collezionare fotografie di scavi. Parlate con le statue. Ma provate a parlarci. Sono tutte statue violentate e più volte. La statua parlerà. La statua come persona viva sulla terra, come …di Pompei. Vogliono uscire fuori dall’involucro e vivere. Come statua però sopra la terra le manca il «respiro».

Pompei: questi uomini che sono tornati o arrivati sulla terra hanno fatto nascere un grande onda. Una grande energia. Questo mondo … non lo ha creato ma lo ha percepito. Ha tratto ispirazione da quello che è accaduto lì. Come se esseri superiori umani avessero deciso di vivere sulla terra: devi costruire questo, quello…solo Monica Vitti poteva essere la statua.

DOMANDA È solo accogliendo questo amore che possiamo respirare?

È diverso. Stiamo parlando del mondo del visivo. Sperimento per capire dove prendere la forza magica, se Antonioni riesce a prendere questa magia, altrimenti è semplicemente un regista bravo. Storia di donna che andando verso il lager dove vuole andare a trovare un fratello muore. Accanto a lei suo figlio. Arrivano i nazisti e le tolgono i denti d’oro, due, e li danno al figlio dicendo che così magari riuscirà a sopravvivere. Uno il bambino lo tiene, e lo conserva in bocca per non farselo rubare. L’oro comincia a influire sul suo modo di parlare. Non è semplicemente un uomo che parla, ma è come se avesse il dente d’oro sempre in bocca. Si capisce perché tutti volevano ascoltarlo e volevano essere intorno a lui.

Il modo «artistico» di parlare, nel senso di espressività artistica, non ha prodotto beni culturali. Ma il modo in cui parlava, la fonte, era la storia di sua madre che ha vissuto all’interno della sua bocca. Tante fonti di energia, ma è la vostra esperienza personale. Una storia sentita, un sogno fatto, culti, religioni. La verità della religione si è persa con l’erezione dei templi. Come … calchi, sono stanco, tutte le persone intorno e voglio il mio Dio. Prendo da terra una mazza e comincio a venerarla, ma non sottomissione, ma passa del tempo e vive con questa mazza. La sua allucinazione sonora, dice, grazie che mi hai salvato e fatto uscire, ti sarò riconoscente (mazza è il nome che diamo, ma non si sa cosa sia). Allora la mazza comincia a raccontare delle storie. Ma sono poi nati seguaci che diffondono la parola a specialisti dei culti…conosciuta storia. Scambio Dio è chi l’ha creato. Creazione religiosa come creazione artistica. Nell’immondizia ho trovato fonte creativa. Atto creativo ma in campi e settori diversi. Antonioni via di mezzo fra azione attiva e passiva. V. azione passiva del bambino.

DOMANDA È possibile essere creativi nella felicità o è necessaria la sofferenza?
Perché sofferenza? Non stiamo parlando di come bisogna fare, essere. Fate come volete, cazzo. Sono

quegli stronzi degli psicologi.
Elena: Fonti di ispirazione, quali possono essere fonti di ispirazione?

La comprensione di questa cosa è molto libera. Ognuno respira come vuole.
Metamorfosi cinematografica, oggetti che si trasformano in altro (come la mazza). Se contesto, unite due inquadrature, vedere che la fonte, questa scena impresentabile di mettere in bocca bambino un dente….

Pausa

 

Prostituta a Varsavia. Come fa questa persona a prendere la forza? In una chiesa a Varsavia è incastonato il cuore di Chopin. È come monumento a eroi nazionali. Sguardo mistico di Chopin. Nella tomba non c’è il cuore, no, è nel muro. Prostituta che si prostituisce su internet. Lei va verso il cuore di Chopin. Foto in carne di Chopin e prostituta in comune hanno l’amore. Non sa come sviluppare? Come fare? Dove andare? Sguardo dolce, è un miracolo, come se avesse negli occhi il cuore di Chopin. Ma si vede e non si vede? È così o non è così? Appartamento è vicino alla chiesa. È la sua azione personale, andare al cuore di Chopin. Dà il corpo ai clienti, ma il cuore lo dà a Chopin. Resti del corpo di Chopin sono da una parte, ma il cuore è in una parete. Lei due o tre volte alla settimana bacia il cuore di Chopin. Chopin ha suonato un solo strumento, in comune con la prostituta. Fatto tanto più semplice tanto più incredibile in terra, che è piena di abusi e di violenza. È un pianeta si sta avvicinando, ma non si è avvicinato troppo, perché la terra è piena di soprusi e pianeta nuovo si è allontanato è non c’è stato dialogo fra il pianeta e la terra.

Sguardo della prostituta e Chopin non esce da violenza, gli occhi dicono questo. E la prostituta ha trovato ispirazione in modo individuale. Prostituta ha la sua personale fonte di ispirazione. È il suo collegamento, non so cosa significhi. Però è sicuro che sia la sua fonte di amore, è la sua forza. Per il cuore di Chopin esiste solo lei. Fonti di amore e di forza sono tante e sono fissate nelle pareti. Ma vostra archeologia. Lei come se con la mazza avesse spaccato le pareti. Colpendola ha estratto il cuore di un uomo che senza cuore più di tutti gli uomini che vanno da lei. Hanno un corpo, ma non un cuore.

Come si riempie l’inquadratura? Il vecchio specchio senza immagine. Nella sua inquadratura ci sono anche gli uomini con cui deve andare, sia vivi che morti.
Solo la prostituta può liberare Chopin, per questo Gesù è andato da loro. Vangeli apocrifi, le donne che davano il corpo, Gesù ha preso forza terrena da loro. Per possedere, conoscere profondamente la terra.

DOMANDA …da dove vieni?
Oggi festival se non sociali non vieni preso in considerazione. Ci interessa il sociale? Non è

interessante.

Elena: Perché i poveri conoscono la terra e la prostituta di più?

Difficile, perché in realtà è semplice. A Roma, persone sui cartoni, ce la farà? Bisogna essere a contatto con la terra per capire come fare. Psichiatra a Mosca: «questi barboni hanno un’altra costituzione. Non li voglio vedere». Psichiatra ha delle regole che non gli permettono di capire cosa provano i barboni.

Elena:

Jugurin (?) poeta russo. Ho abbracciato la terra e le chiesto di farmi sopravvivere. È chiaro che le persone che non hanno nulla hanno la forza della terra. Un bambino ebreo a cui hanno sparato è riuscito a sollevarsi. Momenti molto semplici possono portare a qualcosa, ma sono semplici. Questi momenti sono come un albero che viene decorato.

DOMANDA L’acquario in cui sono rinchiusi i calchi a Pompei che impedisce il contagio è simile forse al muro che si può rompere con la mazza in cui è nascosto il cuore di Chopin?

Problema sintassi. Sono storie diverse prese nell’ultimo momento prima della loro scomparsa. È quello che cerca la ragazza. Forse è quello che cerca la prostituta, non lo so, non voglio obbligare a dei collegamenti. Questo collegamento è sufficiente. Vitti e le persone vogliono andare verso i calchi, ma il vetro chiude. La risposta delle storie è migliore della risposta dall’esperienza di Artur.

Digitale-analogico: inquadratura nell’inquadratura.

Immagine di una signora anziana oltre lo spazio dell’intelaiatura di una cabina telefonica. Effetto ottico. Spazio vuoto che si crea e questo vuoto diventa abitabile. Pesantezza metallica di cui abbiamo parlato e lei …incontro. Telefono dal quale lei telefona, parlava la mancanza del vetro. E questo

effetto ottico un po’ folle. Sopra c’è il vetro e dove c’è lei manca. La cabina telefonica è un altro elemento ottico. Macchina digitale non è spessa, dovete costruire la vostra ottica nell’inquadratura. Inventare qualcosa di vostro. Come l’obiettivo Zeiss sulla digitale, ma non basta, bisogna creare l’ottica all’interno dell’inquadratura.

1.X.2016

[Presentazione partecipanti]

Opera di Blake, proverbi e consigli all’inferno («Proverbi dall’inferno» in Il matrimonio del cielo e dell’inferno di William Blake).
Inferno come terreno dove abitano persone, popoli hanno proverbi. Come scrittore raccoglie detti popolari dall’inferno. Proverbi incutono terrore: «Due cretini prendono la frusta da terra e diventano intelligenti».

Il materiale è più interessante di quello che ne verrà realizzato. Se avesse potuto Artur avrebbe creato un istituto di cinema in cui si prepara il materiale.
Storia di quarantamila ebrei in Germania nel ’44 salvati da donne tedesche che li circondano evitando che vengano portati nel lager. È una storia d’amore: come raccontarla?

Il terzo Reich si fondava sull’amore delle donne per il III Reich. Le donne non possono essere uccise. Amore che capovolge qualsiasi situazione.
Anche da materiali grezzi esce una dorata, da rame…alchimia. Il materiale è misterioso, è mistico. Viaggiare attraverso simboli.

Importante cercare attraverso sentimenti interni, veri e semplici. Più forte di un cielo stellato.

 

PARTECIPANTE [indicando da una cartella del computer di Artur] È la fotografia di Robert Frank?

Non conosce l’autore.
New York anni ’60. In televisione un tempo a mezzanotte finivano le trasmissioni. Una silhouette. Sotto oggetti scuri, in alto luce, due mani e il seno. Occhi non si vedono ma sono già nei miei occhi. 4AM MAKE LOVE TO ME. Stessa forza del grido di Munch. Bisogno di fare l’amore. Questo grido. Molto della grande città si addormenta. Grido non è rivolto a mondo, a uomo. Donna è nel cosmo, è solare. In questo buco c’è componente diurna. Contatto del divino…del vedere. Robert Frank ha visto ciò che precede la vista. Nel buco non ha visto ciò che precede la vista. Nel buco non ha visto umano, ma un essere superiore.
«Anima femminile» lei ha perso il suo amore perché lo ha guardato. L’uomo era sparito.

 

Teme di avere sentimenti. Nei film contemporanei non ci sono sentimenti, perché i registi pensano che i sentimenti…Simulazione di estetica. Ma Robert Frank, ecco punto più alto di estetica. Il mezzo se l’è trovato in mano. Una lampadina e un salotto. 4AM e il mondo è finito. Fai l’amore con me. Recitarlo meglio è impossibile. Sentimento richiede di essere ripreso. Non aver paura di scriverlo. Dio parlava con quell’uomo e con la donna. Non mi entra in testa.

DOMANDA (Giulia): Cosa?
Tutto, non entra in testa. Prendo l’amore, qualsiasi esso sia. DOMANDA Puoi parlarci delle icone?

Argomento delle icone lo sfioro. L’icona è una lente figurativa. Per vederla, per guardarla…ma cosa si vede? Dio non è una risposta. Hanno scritto molto, ma non hanno spiegato nulla. È il mistero dell’arte bizantina.

 

Fotografia di famiglia ebraica, fatta in modo casuale. Conosciamo queste persone, la fotografia è stata scattata un mese prima che venissero deportati in un lager. Si sa che sono morti tutti. Sono nello specchio, tutti e tre, ma solo solo due davanti.
Se parliamo di Andrej Rublëv…questa è una fotografia, non è arte applicata al legno. Due davanti e tre dietro, ha a che fare con retrospettiva su icona. Il padre guarda attraverso di loro. Questa fotografia sta per sprofondare nella terra. Collegamento con fotografia 4AM [perché era stato chiesto di parlare di quella fotografia]

Immagine di una prostituta cinese che si guarda allo specchio. Un ritratto con luce al contrario, parte nello specchio è in ombra. La ragazza nello specchio è più reale di quella vera.

 

Donna con velo si guarda allo specchio, è nella parte inziale del film. Negli occhi della donna c’è spavento. Donna in 4AM guarda in macchina, donne qui guardano lo specchio. La macchina da presa si muove pochissimo. Macchie, linee, fiori artificiali. Noi vediamo la bellezza ma non ne parliamo. Parliamo delle cose che ci fanno paura. Tanta luce nell’ambiente mentre nello specchio c’è il buio. Solo il primo spessore dello specchio prende l’immagine. Come sono nello specchio? Forse non faccio così paura. È il riflesso, il primo strato dello specchio. Non è filosofia ma è solo sul sentimento. Come il legno delle icone. «Fai l’amore con me» Non sono così brutta, non faccio così paura. E qui, andando in altri strati dello specchio.

La prostituta cinese è una maschera folle.
E qui il volto si sfibra, si decompone lo specchio. C’è mancanza di prospettiva delle icone. Dal punto di vista della prospettiva c’è l’uomo di cui chiede l’amore. Occhi non appartengono più a lei perché non ha più un volto. È uno sguardo che parte dallo specchio. È lo sguardo di chi la ama. Alle 4AM il mondo è morto. E qui il mondo…
Qui la prospettiva è eliminata.
Riflesso dello specchio come una cosa che ci risucchia. Lei è il soggetto che guarda la Newyorkese. Quello che i sufi chiamano l’innamorato. Ma ecco la vera poesia sufi.
Icona era nota con questa concezione, che Dio di sta guardando. Ma Dio è solo una parola. La parola va destrutturata, come nel film di Cocteau che rende vivo. Ma ognuno lo deve fare da sé e lei lo fa semplicemente guardandosi allo specchio.
Ma qui c’è qualcosa di più dell’icona.
Bellezza dell’inquadratura perché lei sta guardando Dio e Dio la accetta per quello che è. È più di un’icona. Ha preso Dio, è riuscita a prendere Dio.

DOMANDA Lo recupera dallo specchio?
Lo specchio è solo un mezzo. Come il fuoco di Mosè, che vede attraverso il fuoco…

perché il fuoco ha deturpato il suo volto. Ha preso Dio mentre Dio la sta guardando. DOMANDA Si può parlare di estasi?

…rompono solo i coglioni. Ha preso Dio, perché lui l’ha afferrata. In quell’inquadratura girata dalla regista che è morta poi in un incidente stradale. C’è molto di più del «Dio vede tutto». Lei ha preso Dio mentre lui la guardava. «Dio guarda, ma da uno sguardo non nasce nulla». È il suo momento, serve solo una parola e lei lo ha preso. Tutto è accaduto con un movimento molto semplice «Fai l’amore con me». Come un proverbio dall’inferno. Fare un viaggio all’inferno. La regista aveva una macchina da presa, quando non ce l’hai vai all’inferno…Goya, Velasquez e altri artisti: non incontrate Dio in quei quadri. Possono filosofeggiare su Dio, su Gesù Cristo, è molti secoli che si sente. Ma mi sono annoiato di tutto questo.

DOMANDA Ma lei crede?

Sto parlando di cose che si possono toccare, annusare come il fiuto di un cane, come si può arrivare alle cose. Anche il cane con i suoi sentimenti vuole che gli si dia da mangiare. E da questi sentimenti possono nascere dei quadri. O come Blake raccogliere dei proverbi. Possibilità di passi in avanti con mezzi molto semplici. Ma onda 4AM «Fai l’amore con me». No alla lettura, ma esigenze naturali, sentimenti naturali.

Libertà di usare le persone e di farsi portare da loro, come un angelo in un altro mondo.
Passaggio da diverse immagini, libertà di comporre i pensieri, senza avere paura, andando avanti come fa la donna «fai l’amore con me». Non sono state le donne a fare le immagini, ma i sentimenti che ci sono in quelle foto che appartengono a quelle foto…qui ci sono i corpi, nelle immagini i corpi. Ci sono diversi sentimenti. Alcuni talmente forti che ti porteranno al suicidio.

DOMANDA Pensi che la morte di Forough Farrokhzad sia collegata al film?
Questo non porta a nulla, non siamo moralisti. Non ci poniamo il problema. È la sua vita, il suo

destino.

Parlando di mezzi artistici più semplici. Si riesce a prendere frontalmente…anche quando non succede nulla, come accade in Antonioni, in cui non succede nulla. Ho visto due foto scattate in Arabia Saudita e l’atmosfera mi ha ricordato il film di Antonioni «Professione: reporter»

 

Immagini iniziali riprese tutte da un angolo, la casa, la via, le finestre chiuse, le porte chiuse e poi il titolo del film

Uno scarafaggio accanto alla presa elettrica. Porte che si aprono con Jack Nicholson. Lo scarafaggio, poi la porta si apre un’altra volta. Perché hai detto Jack Nicholson (ad Antonio, interprete). In questo film, avendolo scelto Antonioni, non lo farà recitare come Nicholson. Ha fatto di tutto affinché non fosse Nicholson. Lo ha usato a mezza forza o recita male, come una persona di passaggio. In questo consta il suo gesto. Prende l’identità di una persona morta. Quasi sempre gli attori recitano se stessi. In «Qualcuno volò sul nido del cuculo» chi è che recita Nicholson?

Qui non c’è Nicholson. Sta girando un reportage in Africa. Come se non accadesse nulla, lui non ha fatto fotografie, non ha fatto nulla, ma cammina come un lunatico. Come in un sogno. Con un solo movimento di camera lo scarafaggio nero si trasforma in uomo nero e da questo nasce tutto. La metamorfosi la dà il movimento di camera. Immaginate la pennellata di un pittore del medioevo. Passaggio dal basso e dal nulla, come se non avesse significato, ecco, ma ce l’ha…

Profession: reporter Professione reporter Année : 1974 Réalisateur : Michelangelo Antonioni Jack Nicholson

Nella vita, nel mondo, lo scarafaggio che si trasforma in uomo nero. Vi consiglio di studiare da soli questo film per attraversare le risoluzioni artistiche più semplici, gli episodi della vita.
Il vecchio ebreo a Kishinev non sapevo stesse pensando a Dio, ma me l’ha detto. Camminava da solo, era sporco. Apriva e chiudeva le gambe come se stesse aprendo delle porte. E all’improvviso suo nipote da Israele arriva. Con la barba, giovane, intelligente e ha studiato ebraismo, si è specializzato sulla Cabala. Ma tra i due non è nato nulla e lui è tornato in Israele. Artur è stato testimone della conversazione fra i due per pochi secondi. Lo chiamiamo nipote, delinquente, criminale, perché ti mostri così bello, così intelligente, perché fai così? Non entrare in contatto con la parte intellettuale, ma nella vita, con il fegato, con le unghie. Ha sentito la conversazione…Con il fegato, in modo semplice.

DOMANDA In modo fisico?

Sì, assolutamente sì. Non è un simbolo. Il fegato è malato, lo prenderà come patologico (?). Stephen Dwoskin, paralizzato, ha ripreso delle prostitute. È morto due anni fa. Aveva diverse telecamere. Ha preso un giornale e ha letto gli annunci. Ha chiamato, loro sono arrivate e lui le ha riprese. Queste prostitute, attrici. Sorta di interviste (regista paralizzato) lui con la malattia, è diventata una tecnologia, un mezzo di espressione artistica. Regista non voleva compassione per lui. Non mi serve. Il ruolo maschile non vuole compassione. È nel buco, nella sua macchina da presa, loro si sarebbero trasformate in personaggi di un’opera d’arte…che si innamorano.

Una macchina da presa, una sedia da invalido, compassione dei loro cuori. Vuoi fare qualcosa di piacevole, come mamma, come sorella, come Anna Karenina.
Con donne occhi si trasformano e lui con telecamera girava se stesso attraverso lo specchio. Illuminazione semplice.

DOMANDA Come si chiama?

Non importa, dovete cercare da soli. Storie semplici e non aver paura anche della compassione di sé o del sentimento che posso provare per altri. La prostituta che va dal paralitico non sa cosa fare e chiede «cosa posso fare?» «fammi quello che tu vuoi fare a me». E gli occhi della donna si fanno grandissimi e prorompono, esprimono felicità. Tutto semplice. Non inventarsi. Non aver paura di usare quello che c’è.

O come il vecchio ebreo «parlaci col fegato». È reportage in Arabia Saudita.
Inquadrature in Arabia Saudita

Prima immagine: uno sceicco, il suo sguardo
Seconda immagine: macchina, asino

 

Due immagini, non posso girarle, ho solo due immagini. Sono sufficienti per fare un viaggio.
La macchina grande è quella del reporter che ha scattato, una la macchina dello sceicco steso morto. Qualche ora prima aveva portato nel deserto l’asino, l’asino dietro nella macchina perché l’obiettivo dello sceicco era quello di violentare l’asino. Si prepara da dietro per incularlo, asino lo ha calciato ed è morto.
Non entrare in discussione carattere dell’uomo. Il volto non richiama nulla di piacevole. Ma dei cambi repentini di animo.
Le mille e una notte.
Energia che muove tutti i racconti. Lui sta guardando là dove vuole entrare, ma non è riuscito ad entrarci e ha pagato con la vita. È una morte giusta. Non si capisce con la testa, ma in racconti antichi. Come se fosse stato un reportage di Jack Nicholson in Antonioni. Incontro con i partigiani che non c’è stato. Uomo della strada ha preso le sue sembianze. Muore in letto d’albergo con il nome e il cognome dell’altra persona.
Sentimento naturale, entrare e possedere l’asino, lo ha portato nel deserto. Lui aveva questa necessità, esigenza che non era un bicchiere d’acqua. Lui è sceicco, pensa a lui…ma in un momento della sua vita vuole l’asino. Cosa succede dopo? Non succede niente. Forse non era un asino, ma un’asina e per le leggi del luogo in cui vive lo sceicco, in quel luogo quel rapporto non è castigato. Solo se è un’asina, se è un asino no.

Prima cosa vedendo il volto: va in moschea, studia le problematiche della religione. Ma non ha pensato che anche se era un’asina e per la legge andava bene (sto cercando di entrare nella sua testa) doveva avvicinarsi all’asina con amore, leggendogli delle poesie.
Ricordo che nel 1993 un ricco italiano attraverso il suo segretario propose di trascorrere una notte con lui (in Russia con un dollaro vivi un mese). Rifiutai e aumentò la proposta di denaro, e continuò ad aumentarla e io con un enorme sforzo rifiutai, mi servivano i soldi. Il segretario e l’uomo ricco si sono poi allontanati.

Il problema è l’approccio. Lui non ha preso a calci l’uomo ricco, ma ci ha parlato. Lo sceicco non ha parlato con l’asino ed è morto. È una morte giusta, non si sa da dove ha ricevuto questa informazione. Aver vicino queste due inquadrature, lo sceicco, l’asino e le macchine. Appena vedo l’immagine è come se lo sceicco fosse resuscitato, come nelle 1000 e una notte. Questo racconto non è scritto ma viene da lì. È la «e» delle 1000 e una notte, esprime le voglie più primitive del maschio. Pretese co desiderio di colpire l’asino e muore con questo calcio. Morendo riceve un attestato di valore, tutte le sue qualità peggiori sono presenti, c’è il deserto davanti. Guardami, non c’è nulla di positivo di me, sono viziato.

L’asina non riceverebbe i soldi, ma almeno una poesia. La morte nel tentativo di possedere l’asina, e dal colpo che riceve, l’altro sentimento che riceve non gli sembra così depravato. La morte giusta di questo uomo.

PARTECIPANTE Immagini potenti, perché nell’ambiente contadino fare sesso con in particolare le galline, non le asine, era normale, un desiderio ancestrale. Come quando i cani rimanevano incastrati facendo sesso e le madri chiudevano gli occhi delle bambine per evitare che vedessero, i padri prendevano un bastone per staccarli. Ritorno a immagini ancestrali senza vergogna.

I vostri sentimenti sono ancestrali, però c’è qualcosa che non dobbiamo dimenticare. Non so cosa dobbiamo ricordare.

PARTECIPANTE Il colpo dell’asina?

Sì anche il colpo dell’asina. Un poeta russo, padre di Tarkovskij, Arsenij Aleksandrovič Tarkovskij…c’è un verso nel film «Lo specchio». C’è un verso suo che si chiude così: «il vostro destino è come un pazzo con un rasoio in mano»
Anche se non considero cosa vera, immagine per caso e così anche il verso è per caso.

Se ad ogni strumento trasmettiamo piena libertà, nel senso che folle non va in giro con un rasoio in mano, anche se sì, ma fai un passetto in avanti e dici che il folle che è ancora nella casa di cura non va in giro con il rasoio. Li ho visti e vanno in giro con e chiedendo il pane. Parlo di metafora, della verità che si nasconde nella metafora. Se immagine dei folli che vanno in giro con pezzo di pane, come folli è più vero. Fa più paura se ha in mano un pezzo di pane. L’importante è che nella vostra percezione nella testa, immaginate che anziché rasoio è pane e il poeta si è spaventato di dire pane e ha scritto rasoio. Doveva fare un passo più avanti. Perché chi lo vede è toccato dall’anima. Sono due follie diverse, il rasoio e il pane ed è uno sbaglio primitivo del poeta. Questo quasi niente ha la sua importanza. È difficile?

DOMANDA Difficile in che senso? Difficile, se magari si è ripetuto troppo.

PARTECIPANTE In realtà ripetizione permette di entrare, quando siamo abituati a vedere tante immagini in poco tempo.

 

In una casa in cui sono stato a Kishinev c’era un dettaglio simile. Una casa in cui aveva abitato un greco morto tempo prima. Quando hanno trovato il greco morto si è scoperto che non aveva o una o entrambe le mani. Nella casa c’erano molte mani di metallo. Le protesi del vecchio erano in molti posti della casa. Chi aveva inventato le protesi? Prima guerra, lui si avvicinava e appoggiava e iniziava a spostare le mani metalliche. Un poliziotto che ha vissuto dopo nella casa è impazzito. Il motivo della follia sono le mani. Immaginate i rumori che partivano dalle mani metalliche. Le mani è come se avessero spostato le rotelle nella testa del poliziotto. Le mani sono quelle che il greco non aveva. Il poliziotto cercava di capire come funzionassero. Stessa cosa dello sceicco che è morto volendo penetrare l’asina. Ma la morte giusta dello sceicco è stata data dall’asina con il suo colpo. Probabilmente è giusto che il poliziotto impazzisca usando le mani metalliche.

DOMANDA È da giovedì che ci penso, conosci un fenomeno che si chiama arteprotesi? No

DOMANDA Si dice che i bambini di pochi mesi di vita usino gli umani adulti come degli strumenti per rapportarsi con il mondo

Non lo immagino, bisogna vederlo. Dico questo perché la poltrona ricorda la poltrona della casa del greco e che si potrebbe trovare a casa di Visconti.

Mi ricorda la poltrona del barbiere di Kishinev, era strana, non la stessa. Poltrone di pelle, perché molte persone si sono sedute, funzionano come gli specchi…
La pelle, anche se non è in metallo, inizia a riflettere i volti degli uomini come fa lo specchio, … Come oggetti senz’anima, ma hanno la loro vita, loro anima. Qual è la differenza fra Visconti e Scorzese? Gli oggetti in Visconti sono animati, hanno la loro vita a prescindere dagli attori. Non è concettuale, è qualcosa di fisico. Visconti non ha letto in un manuale che gli oggetti hanno la loro anima. Visconti è milanese, non voglio sottolineare che fosse aristocratico, parlo concretamente di Visconti e le persone come lui sono poche. Ma la sensibilità è un dono che possono avere altre persone. Non è superiore. È uno spessore culturale sottile che lui aveva come lo spessore della pellicola. Ritornando allo specchio.

«Rocco e i suoi fratelli»
Situazione sociale, migranti non siriani ma dal sud.

 

La macchina è su un carrello per arrivare al secondo fratello che sta nel punto preciso come a teatro o in opera lirica. Lui è lì davanti allo specchio, la macchina arriva fino allo specchio e si gira verso di lui. Rocco fa la box con la sua immagine, il primo fratello con un partner, mentre lui con la sua immagine. Guardate la traiettoria della macchina. Ma traiettoria non è la parola giusta, non descrive il modo in cui si muove lo sguardo. Come se avesse superato Rocco, dove guarda lui? Attraverso lo specchio si apre la porta ed entra una persona nuova, lui lo guarda. E poi si gira, chi è uscito dallo specchio entra nel film. Questo è il tessuto del linguaggio. Il fratello più bravo è esposto all’amore e boxa con se stesso. Va da lui perché vuole colpirlo, perché chiamato…Come se lo specchio avesse dato a mano del fratello che ama la logica dello specchio, come se una mano fosse uscita dallo specchio la persona…che ha guardato nel mirino…loro vivono nello strato sottile.

Non c’è disegno perfetto in progettazione, in quegli anni i movimenti erano lenti, ma qui c’è qualcosa di più. Non i carelli ma i sentimenti. Specchio non è materiale, è lo specchio che c’è nella poltrona. Non è storia del cinema, ma relazione con la magia è senza storia.

2.X.2016

Qual è la forza che può aiutare l’artista e da dove prenderla? Sinfonia d’autunno di Bergman

Incontro madre figlia, valigia, scoppia in lacrime, poi abbraccio oltre lo specchio.
PARTECIPANTE La macchina gira a 360 gradi, ma la macchina visiva ha attraversato lo specchio

perché la posizione dei personaggi rimane la stessa.

I 360 gradi sono importanti, anche la mano aprimaniglia gira a 360 gradi. Lo scarafaggio non si poteva trasformare se ci fosse stato uno stacco di montaggio. Qui al contrario non è possibile se non c’è uno stacco. L’immagine va avanti verso lo specchio e poi stacco. Discorso non è sulla maestria ma sulla forza, da dove prende la forza? Non è uno specchio come quello che si trova in un negozio, è un contatto personale con quella forza. Se quella camera entra nello specchio si perde nella superficialità. Come in Cocteau, «Il sangue di un poeta». Ha capito che la forza sta nello specchio.


[fotografia non mostrata nell’ambito del seminario]

Anche lì si entra con uno stacco e lì lo specchio si trasforma in acqua. Allegoria del tempo che passa. In Bergman non c’è questo linguaggio e in un taglio succede tutto. Solo in questo modo lo specchio può accogliere la camera. Guardate le azioni con le mani, come in Rocco quando l’uomo apre la bocca del fratello per mostrare i denti, come si fa con un cavallo. Se mano invisibile dallo specchio prende la camera e la porta dentro è diverso dalla camera che semplicemente entra nello specchio. Per Bergman questa mani invisibile l’ha vista realmente. Dietro scompare tutto, non c’è più nulla, i quadri, i libri, gli angoli.

DOMANDA Come un altro tempo, un salto temporale?

Parliamo di quello che è successo nello specchio. Parliamo di mani nello specchio. Come in Visconti, non solo perché lui aveva intuito. Parliamo di natura umana. Il montaggio è il momento del loro abbraccio e lo specchio si abbraccia con la macchina da presa.

DOMANDA Forse è guidata da atto dell’abbraccio?

Non dobbiamo confonderci e bisogna sentirla questa cosa, questa forza viva nello specchio, parte superficiale dello specchio che ci riflette, così anche la forza come una porta che non si apre e ci fa passare ci riflette solamente. Al di là di questo primo strato superficiale c’è la forza.

DOMANDA È come se Bergman volesse usare una tecnica che non è vista per arrivare all’emotività, non è che lo specchio non ci sia più, ma è trasfigurato in una nuova situazione.

La stessa cosa con parole diverse, ma con un ma. Come Cocteau in «Il sangue del poeta» ci racconta una favola, lì lo specchio si trasforma in acqua e si trova in un mondo acquatico. Il linguaggio di Bergman con simboli racconta quello che è intorno a sé. Come se fossimo chiusi ci sono cose, come lo specchio sociale, da cui non possono uscire. Si possono riprendere gli oggetti di quel mondo. Guardo nello specchio e vedo solo me e nulla di più, c’è qualcosa che fa vedere un altro mondo. Nella vita ci fanno vedere solo le cose del mondo sociale. Nel film del ’34 la statua di Afrodite ci suggerisce di entrare nello specchio…ma …possono entrare, non lo dice….ma almeno esci dallo specchio.

Dobbiamo volerlo come quella mano che prende la camera in Bergman. Tutta la parte segreta avviene o negli stacchi di montaggio o in movimenti di camera.

DOMANDA Taglio riposizionando fa sì che rimaniamo in bidimensionalità.

Prima dello specchio c’era il nostro mondo, la realtà che esiste. Ma dove va a finire? La cosa più importante, non che faccia un salto (questa è descrizione del taglio)…lo specchio abbraccia la macchina da presa e lei entra in un altro mondo. È impossibile che accada in questo mondo, e un modo con le parole di descrivere qualcosa di criminale (che non può accadere nella realtà). Da qui inizia il film, non è concettuale ma è una magia. Usando il linguaggio umano è come se la camera entrasse in specchio e non uscisse più. Scena successiva la figlia dirà, Maria è qui, non è in un ospedale psichiatrico, lei è qui, ora è qui. Non è più in casa ma in un altro mondo.

Bergman è come un artigiano, le mani…e artigiani delle poltrone in pelle. Ma non esiste più, sono solo sottili strati di cultura che ci fanno capire i sentimenti, sottili strati in cui vivono i morti.

Pausa

Qualsiasi semplice sentimento è una forza e si può trasmettere alla camera. Non sono gli scienziati che hanno inventato gli specchi a dare la forza a Bergman, ma Bergman dal suo specchio, specchio della sua vita, scoperto forza e usabile semplicemente come si usa una mano. Non parleremo dell’autore di un film, ma della sua forza, lui come se avesse conosciuto la mano e avesse sperimentato su di sé e imparato a usarla così come noi usiamo le gambe e le mani.

Lui non aveva gambe, è un georgiano moscovita che vive a Mosca, che ha ricevuto una mano, non delle protesi, ma in una forma diversa. La mano è letteralmente entrata nella gamba. Aveva due gambe-mani, con cui mangiava, teneva la forchetta e il coltello, con cui tagliava la carne, disegnava, colorava. Quando è diventato più grande è entrato in un circo, ora è stato dimenticato. Cosa poteva

fare? Era conosciuto dalla polizia, non era un’autorità criminale, ma lo conoscevano perché non aveva le mani, ma lui in realtà le aveva più sviluppate di noi. Non so come la mano sia entrata nella sua gamba, entrava in un bus pubblico e poteva con le dita del piede prendere il portafoglio senza che nessuno se ne accorgesse. Questa è un’arte straordinaria, che nessuno mai potrà ripetere, perché quella mano che era nella gamba era di un altro mondo. Non è una mano di questo mondo. E anche le persone che lo conoscevano non erano in grado di vedere. E non era un trucco magico, un gioco di prestigio, ma una cosa impossibile in natura. Come forse possono aiutare l’arte, da dove viene questa forza?

Poteva in un rapporto adeguato con la sua tragedia. Cosa significa? D’improvviso una parola, che dice non ti preoccupare, ti darò una mano, questa mano nessuno la vedrà, ma lei opererà e tutti vedranno questo e non ci crederanno.
Pinocchio, il fatto storico dice che un uomo analfabeta era andato in guerra ed aveva portato un pezzo di legno o meglio un uomo era tornato dalla guerra senza braccia e senza mani; un uomo piccolo di corporatura e compare un artigiano in un posto di campagna, un artigiano senza grandi capacità. Ti faccio delle protesi, dice. E quest’uomo comincia a scrivere con le mani di legno, come con la forza dello specchio, la mano che esce dallo specchio. Una mano di legno per scrivere, sua invalidità, sua anima, e compare il libro. Un libro che compare nei letti dei bambini di tutto il mondo. Il libro entra nei letti di tutti i bambini e dorme con loro. Il fatto di averci dormito è più importante del contenuto del libro. Ogni bambino tutte le notti…

Il discorso è sulla forza che ha creato e trasportato questa situazione. Questa cosa è inspiegabile e per questo raccontata in maniera diversa, perché le persone si difendono da queste forze. O si può raccontare diversamente. Una persona torna dalla guerra è ha scritto il libro. Ogni parola singolarmente presa nasconde la verità.

Se volete descrivere la realtà dovete scegliere nel modo in cui ha fatto Bergman, ma è talmente personale che non lo puoi vendere agli altri. Con quelle regole non costruisci la società e nemmeno il comportamento di una singola persona, ma la società ha bisogno di forze e nonostante non riconosca l’arte e le forze lavorano entrando in contatto con l’umanità. Non non possiamo entrare in tutti i letti. Non è saggio, non è comandamento, non è una preghiera. Non è un atto di pedagogia, è inspiegabile. La volpe ha la sua tana, criminali sono in cella come a casa, ci sono persone che non hanno luogo come se non esistessero. Quello di cui ha parlato Bergman è una cosa che in realtà non esiste, che negli occhi e nelle azioni dell’uomo non esiste.

Come parlarne?
Solo analogie, come una persona metà di legno nel letto di ogni bambino. Neanche la parola sesso descrive quell’azione. Forse «vicinanza», sesso è il processo tecnico, non va bene «essere parola sono in una vicinanza, che ognuno può predisporre sua persona verso questo fenomeno senza spaventarsi. Lo specchio è rigido, fa solo vedere, non ha le mani. Lui è quella camera che lo specchio abbraccia. Lui ha le braccia, mentre la madre e la figlia non le hanno. Le sue mani non sono di questo mondo, per questo può fare cose che gli umani non possono. Questa è solo una rappresentazione, ma l’esperienza è personale. Ricordatevi, lo specchio di madre e figlia e l’abbraccio e immaginatevi come le finiture dello specchio coincidono con l’inquadratura del bambino. Nelle parole è diverso, ma è solo l’inquadratura per avvicinarsi alla forza.

DOMANDA Hai sperimentato l’agire di queste forze?

Avrebbe voluto interrompere la domanda. Quando ha girato era un altro, ha girato con dei sentimenti che non ha ora, è molto difficile parlare di questo, bisognerebbe chiedere a qualcun altro. Ne soffro. I miei film non sono questi. Io vi ho raccontato di Pinocchio, del maestro nello specchio e anche di Dio che guarda la ragazza con il volto deformato…eri contenta della sua bellezza. Altro paradosso è che solo una donna persiana ha potuto avvicinarsi, perché la camera della persona è la camera della donna con il volto deformato. Qual è la parola? Sesso, amore di Dio, queste parole non danno vicinanza, invece è che lei ama vedersi nello specchio all’opposto della sua deformazione.

È il superamento del narcisismo negativo così come è visto dagli esseri umani. I miei film sono le cose che vi sto raccontando e non quello che ho girato.
Più importante è ciò che sta in altri film, altre opere. La produzione è la cosa che dà più fastidio, anche se è necessaria. Quando parlo di produzione sono i materiali…ma bisogna superare queste difficoltà, quando avete una 16mm in mano, quando c’è la macchina in mano non dovete sentire le esigenze della produzione. È il suo personale, è un pregio e un difetto. La camera non ha bisogno di

produzione, quando la ragazza guarda nel buco è come…tutte le persone davanti per caso sono miliardari, lei ha bisogno di loro perché chiede loro di fare tutto ciò che chiede, loro non solo lo fanno, ma tutta l’umanità lavora per loro. Questo è il superamento totale della produzione. Glielo auguro che lei abbia clienti, produttori, ma lei ha già tutto, lei ha l’ottica più cara del mondo. Sono pochi coloro che hanno davanti l’umanità e io non ce l’ho, per questo ho bisogno di una produzione e sono riuscito a superare, ma in altri non si è superato. Quando ho usato e superato la produzione erano comunque due decimi, una parte di un dito di una mano. Pochissimi momenti in cui succede qualcosa di…sensazione quando ho girato. Solo poche inquadrature, tre in cui non ho girato io ma altri. Ma come sia accaduto non lo so, so come dirvelo. Quando ho visto i materiali sullo schermo ho avuto la sensazione, mi sono avvicinato e non so spiegare come mai sia in successiva non sono riuscito ad avere la vicinanza. Con attori non sono riuscito ad entrare in contatto…soggetto ma non ce l’ho fatta a riportarlo. La venticinquesima inquadratura, quella che no è nel film, non c’è scritta ma in «The house is black» c’è.

Chiedo scusa, ma la domanda mi ha messo in difficoltà. Nel secondo film dove ci sono loro con il paralitico. Parlo di quando ho visto il girato (prima è quando i poveri si baciano). Nel primo film i momenti sono dieci. Io posso parlare dei film degli altri, dei miei no. In miei film è come se in alcuni momenti avessi girato con gli occhi bendati.

DOMANDA La ragazza ha girato cieca allora?

Ogni artista gira ad occhi chiusi. Il cieco calcola tutti i movimenti, ha un suo ordine. A differenza mia lui si trova bene nella sua cecità. La mia cecità non mi va bene, vorrei prendere qualcosa ma non ci riesco, perché la mia non è strutturata come la sua. La sua cecità ricorda…una volta a Mosca ero in treno pieno di persone, un cieco è salito e le persone gli hanno fatto posto. Lui aveva gli occhiali, cinquanta anni e un bastone. Il bus si ferma e salgono cento persone. Il cieco riconosce la voce: «Nadia sei tu?»

«Sì»
«Come sta tua madre?»
«È morta»
E il cieco comincia a dare mazzate a tutti per uscire dall’oscurità. Forse perché era innamorato della donna. Ma a un certo punto non ha più retto l’oscurità.
Ci sono diverse forme di cecità e si può girare in diverse forme di cecità.
E ha fermato il treno perché ha fatto un casino allucinante. Come arcangelo nel giudizio. Una forza terribile.

 

Immagine di una donna violentata e uccisa dai soldati sovietici. È incredibile come la pellicola trasmetta la tenerezza e la bellezza. Guardandola sono attratto da lei, anche se l’attrazione è diversa da quella dei soldati. Come nello specchio veneziano, non c’è più a parte esteriore dello specchio. Lo specchio è dove sono rimasti coloro che amiamo…è una in entrambe le immagini.

 

La città di Bologna nel medioevo era considerata la città die grattacieli, rimasto solo il più piccolo. In un’immagine la ricostruzione di com’era. Cosa dà quest’immagine? E cosa non dà Bologna quando ci stai entrando dentro? Andando nella Bologna contemporanea non abbiamo metro per capire che un tempo c’erano le torri. Non vediamo lo specchio in cui ci sono i grattacieli, sono rimasti. Non possiamo vedere quello che nella nostra vita chiamiamo fantasmi. I fantasmi sono rimasti lì ancora oggi. Questo si può vedere solo nello specchio, sorta di pittura fotografica.

Anche nella donna c’è una pittura fotografica, da cui la ragazza comincia a prendere vita. Come nella favola in cui la bella addormentata riceve un bacio…la camera del corteggiatore e del pittore bacia la ragazza e lei si risveglierà. Ma questo non accade nella realtà, accade nella fotografia. Lei dorme, e questo corteggiatore che la bacia. C’è voglia di vivere, in quest’altro mondo dove sta lei.

Nessuno lo può certificare, ma la camera lo sa. La camera vede l’altro mondo, vede la ragazza che è viva. La macchina fotografica x…il riflesso che subisce finisce lì in quel momento, o meglio la macchina fotografica delle grandi testate si ferma lì, mentre la macchina fotografica dell’angelo va in un altro mondo.

Immagini di giovani suicidi in ospedale. Erano andati per un incontro nell’altro mondo. Dall’altra parte dello specchio c’è l’incontro con l’innamorato.


[Eve Arnold 1966]

Ospedale psichiatrico fotografia in bianco e nero. Camera di fronte alla finestra tutte inquadrature angoli. Uomo seduto sulla sedia. Se conosciamo vangelo scena secolare nel tempo, Gesù Cristo, Pilato, donna e Gesù. Il dottore è Pilato. È la camera che è stata usata per il vangelo, è stessa inquadratura, finestre sono diverse, il contesto è diverso, ma l’inquadratura è uguale. Quando guardiamo solo, loro sono morti, ma quando noi siamo pronti ad avvicinarci…La paziente parla di sé, vedete, lei è anche sollevata sulla sedia, parla delle sue psicosi. Ma tentativo di suicidarsi e poi è andata in ospedale. Medico la guarda dal basso. Nel piano in fondo praticanti, forse parlano di altro, hanno le mani dietro la schiena, posizione di rispetto per la donna. Tutti gli sguardi sono su di lei. Cosa succede pensando alla ragazza uccisa?

Quando vi avvicinate al quadro…qui non hanno ancora ammazzato nessuno, ma se ci avviciniamo, sentite questo punto. La camera tocca quel punto in cui inizia l’amore. Punto in cui c’è Dio, che esiste nell’amore. Ma non concessione Dio e amore. Da questo punto inizia. Il punto da cui è stata fatta

questa foto è il punto in cui il medico comincia ad amare lei. Non è inferiore a Visconti o Antonioni. Appena iniziato il racconto della sua psicosi ed è come se stesse in piedi. Medico la ascolta ed è entrato in lei. Il suo interesse personale entra nel professionale. La donna dietro è la zietta, sa di tutti e anche dell’amore fra i due e la zietta dice: «troia, torna nella stanza da cui sei arrivata. Lui è il nostro medico, non il tuo medico». Le due che commentano con pettegolezzi e diventeranno ziette. In questo senso è dal vangelo. Ognuno prenderà il posto di qualcuno di loro. È però è inquadratura cinematografica, nel senso più secolare, che rimarrà per sempre, nel senso più puro. Sono tutti morti, bisogna baciare tutti. Amore eterno, guardate la luce come illumina il volto di lei. Con la forma potentissima di dramma che c’è dentro. È lei che guida e lui che segue

DOMANDA Non si capisce se hanno già preso il tè oppure no.
Tutto casuale eppure tutto è perfetto. La perfezione non è ripetibile e non c’è volontà di ripeterla.

DOMANDA La donna è il collegamento con il mondo dei morti e per noi lo psichiatra rappresenta un modo per avvicinarsi al mondo dei morti?

È la stessa cosa solo che lo dici con altre parole. È chiaro che se lei lo guida lui è disposto ad andare via da questa vita in altro mondo. Ricordate ultima scena del film Ludwig in cui lo psichiatra. C’è luce lunare ma molto scura, e poi trovano i cadaveri. Sì forse è così, che l’amore non è qui è in altro posto, lei non ha sopportato e ha tentato di suicidarsi, ma credo che in tutto questo il dottore è disposto a lasciare tutto, per andare a vivere con lei. Nel mondo dei morti.

Pausa

Nella maggior parte dei film sembra entrata nello specchio, anche nelle camere di fotografi sconosciuti, anche Visconti entra nello specchio. Ci sono due condizioni, c’è un riflesso e quando c’è: piattume. Tutto il materiale per fare cinema, quando ha inizio, con la camera oscura, la magia viene meno. Diventano macchinari, come tanti, tutti hanno il desiderio di entrare, come il telescopio di Galileo. La telecamera diventa come il telescopio che non va verso le mani delle donne nell’ospedale psichiatrico. Camera non sente problemi sociali, a camera interessa il mondo dei morti. Ma in qualsiasi problematica sociale è possibile vedere il mondo dei morti. Ma per la camera è indifferente. Cosa distingue i grandi maestri? Quello di cui abbiamo parlato è entrato nella loro cultura, io ascolto i consigli di qualcuno che mi dice: come imparare a vedere e a sentire? Così pensi a come si invecchia in diversi periodi e diversi momenti. Prendo questo consiglio e faccio esperimenti. Guardare crea problemi, non è comodo, ma io vado avanti e pratico e dopo mesi Artur può finire in una clinica psichiatrica, ma può anche non finirci. Siccome semplice consiglio dato. Guardare diventa pesante per colui che è osservato. Guardare come guardassi Gesù. Diverso da pensare che siamo guardati da lui. Così si arriva a un punto in cui non si torna. Fatto esperimenti, diversi esperimenti in momenti diversi.

Scegliere persone, commerciante per strada. Vedrete che tutte le azioni rivelano il misterioso che c’è in ognuno. E quando questo «parrucchiere dell’erba» dà un grande segreto come i grandi maestri del passato.

DOMANDA Nell’osservare l’altra persona cambi anche te stesso?

Sì, doppio cambio, entrambi cambiano. Se iniziate a praticare questo. Se la vostra camera personale inizia a fare così a un certo punto dovrete fermarvi perché la camera non impazzisce, ma voi sì. Rendere cultura, il quotidiano, non vi farà impazzire. Non è rito magico, ma cultura di guardare in modo approfondito. A volte approccio a cultura considerato poesia, ma è più semplice.

Visconti aveva creato un’arca culturale, ma l’ho fatto usando mezzi molto semplici. Guarda vecchio specchio, non serve avere provenienza aristocratica, per sentire lo spessore del movimento. C’è questo spessore.
In «Ladoni». Il padre di Artur era stato al mercato e aveva visto una famiglia di ciechi, gli era passato accanto e a casa è tornato pieno di odio. Loro non potevano vederlo, mentre lui li ha visti, lo specchio fissa i sentimenti. Non li continua a vedere, ma rimane pieno di odio terribile. Cosa fare di quest’odio? Ha iniziato a odiare la famiglia.

DOMANDA Perché?

Non lo so, ma si abbandona a questo sentimento finché non ha capito che identificava i ciechi in Artur e la moglie. L’odio era lì. È uno specchio che non si può appendere, che non si può rompere, che non riflette immagini. E tutto questo è riferibile alla cultura materiale, alla poltrona, alla maniglia della porta. Visconti ha trovato in arca culturale…spirituali perché sono materiali.

DOMANDA Hanno a che fare con il ricordo?

Lasciando così la definizione. Cultura materiale è chiaro. Questi mezzi tecnologici per apprendere, la tecnologia è semplice, rientra nella cultura ed è accessibile a tutti, come sono accessibili gli oggetti. Il ricordo è la memoria in senso globale, il ricordo di momenti straordinariamente semplici: il padre di Artur, accanto ai ciechi, inizia ad odiare, non si è chiesto nulla sul perché.

Il film «Ossessione» di Visconti del 1942 è stato tratto dal libro «Il postino suona sempre due volte» (da cui anche l’omonimo film di Bob Rafelson, con Nicholson).
La storia è di una donna sposata con un uomo che ha un ristorante e vuole fuggire con un uomo molto povero. Lei capisce che per rimanere nella casa deve uccidere il marito.

L’immagine della donna si forma da un fuori fuoco, già nel 1942, come se stesse uscendo dal suo sguardo, sguardo nello specchio e occhietti, poi prova compassione perché sa quello che pensa e poi va in panico (nello specchio), e compare l’uomo giovane nello specchio. Lei mostra come un soffocamento (si prende la gola), quello che succede nello specchio è quello che accadrà nel film, non si può tornare indietro. Lei chiama il giovane e lui esce dallo specchio, lui è lì e dice quello che lei vuole sentire, ma lei sta male. E qui tuffo nello specchio “non desidero sentire altro” sono già nello specchio e poi l’armadio con il suono che si apre e ci sono dentro le giacche del marito. Lo specchio si chiude e si apre la porta dell’armadio. Sentite anche il rumore dell’apertura dell’armadio?

DOMANDA Grazie allo specchio è come se non si vedesse il taglio e ci fosse un unico piano sequenza? Sì, assolutamente sì. Non si sente. Nella scena di Bergman non bisogna fare, non bisogna fare, etc…e

poi basta, lo faccio, lei è già qui.

DOMANDA E come quando entra l’uomo che cambia la vita di Rocco e attraversa lo specchio e continua il movimento?

No, non l’avrebbe realizzato così come lo avete visto. Ogni specchio è diverso.

Sentite questo rumorino dell’apertura?
Ecco le giacche del marito che verrà eliminato da loro, lui già qui non c’è.
Lui ha usato questi mezzi in modo molto semplice, non aveva paura di usare questi mezzi in modo semplice per narrare. Ma ripeterlo è inutile, non è possibile. Perché è il suo specchio personale direttamente legato a lui e solo a lui. Artur vi ha raccontato l’episodio di suo padre, ma lì c’era il suo specchio, del padre. Quindi lo specchio di ognuno di voi è fatto in modo particolare. Chi è che alzato la mano? È terminato il nostro tempo se avete domande…
Vi ricordate tutti i cut di montaggio, di Bergman e di questo qui?

PARTECIPANTI
Le mani e gli specchi, tutto il tempo abbiamo parlato di questo

DOMANDA Differenza Visconti e Bergman, specchio visibile in uno e nell’altro è ricreato?

Sia in Bergman che in Visconti lo specchio è sempre davanti alla macchina da presa. Ma anche quando non c’è nessuno specchio, in senso fisico del termine, la macchina guarda sempre nello specchio. La macchina da presa che ha girato la ragazza violentata guarda sempre nello specchio. Perché quella ragazza da qualche parte è viva. Quella fotografia è piena di tenerezza, è difficile guardarla ma è piena di tenerezza, non è dimostrabile ma c’è. La si può baciare, perché così facendo chi la bacia può farla rivivere e si può vitalizzare. Anche questo paragone fra i montaggi che hanno cose in comune e differenze è un approccio personale. Anche il modo di guardare è una vostra ricerca personale ed è vostra. Io non volevo fare un’analisi comparativa fra i due linguaggi. Alla fine lo si è fatto soltanto in alcune scene chiave, in alcuni momenti importanti. Perché? Per raccontare di queste forze misteriose, particolari che sono state usate da loro che spesso non vengono utilizzate. Il bambino che dorme nel letto con il libro di Pinocchio, oppure il Pinocchio che è andato nel letto a dormire con il bambino che lo può violentare con il suo naso di legno. Si è raccontata la trasformazione dell’uomo fisico, concreto in un libro e anche un contadino mal messo, senza mani, senza naso, una trasformazione non possibile in natura. E questa è una forma di forza. E questo lato del bambino è una sorta di arca chiusa di cultura, che dorme con il libro di Pinocchio. E anche questa coperta è una sorta di arca chiusa di cultura, una vicinanza, criminale, nel senso pieno del termine. Ma è una semplice cultura materiale. Il materasso è di materia, il naso di legno è materia, in questo senso cultura materiale. La questione su cui tengo il seminario è su come lavorate con questo materiale e cosa fate di voi stessi mentre vi approcciate a questo. Chi è Pinocchio? Questo che dalla Guerra ha portato qui, buttato a terra…quello che aveva raccontato prima.

DOMANDA Artur ci ha parlato dello specchio che a volte è visibile a volte no, ma ciò che conta è che la realtà venga osservata dallo specchio, in virtù di un altro fil di Bergman dal titolo «Come in uno specchio» in cui i sentimenti si fissano e si rimbalzano nell’uno e nell’altro, lì anche Artur rivede quello specchio in questo caso invisibile.

Ultima risposta. Non è così. Abbiamo avuto pochi giorni. Adesso sono preoccupato che quello che vi ho detto vi possa disturbare. Dovete…il senso è…la macchina da presa dovete tenerla con cura, verificare se va o non va. Lo specchio lo usate come volete, in piena libertà. Avete visto lo specchio in Bergman, l’abbraccio com’è forte. Da lì dovete prendere la forza. Ma se uno ha paura non ce la fa. Qui è proprio fatto in modo, si avvicina all’armadio, mostra lo specchio. Lui mostra il suo specchio personale, ma non esiste solo in quella scena, non solo davanti all’armadio. Ma è anche in altre cose. Ma questo può accadere in qualsiasi momento e luogo. È chiaro? Allora ci pensi, ci pensi bene e lo prendi, oppure fai un cut di montaggio e c’è. Ma Visconti lo mostra in chiave drammatica. Non lo fa vedere davanti ad uno specchio vero e reale, o uno specchio con una cornice, perché il padre di Artur non aveva le cornici e non c’era un sottile strato di specchio secondo, ma in quel caso Artur è andato a trovare il suo specchio personale.

Se avessimo avuto tempo, ma dobbiamo chiudere…noi non ci conosciamo, nessuno conosce chi si trova nel suo specchio personale, ma la magia c’è quando…no, quando (Elena aveva detto noi, l’artista?) no chiunque guarda nel buco diventa un artista, al di là del suo statuto sociale.

Questa informazione tenetela dentro di voi e fatela vivere.